mani piene di stelle marine
Lì c'era Savin, con la sua figura da genialoide, smilzo e salingeriano, che aveva ottenuto il voto più alto in un test d'intelligenza che ci avevano dato nell'ora di laboratorio di chimica, dei cartoncini che andavano compilati in successione logica, test in cui io ero finito ultimo, visto che mi ero accontentato di scrivere su ognuno un verso dada di una poesia di Tristan Tzara, in cui i pescatori se ne tornano con le mani piene di stelle marine. Un cretino molto intelligente, questo Savin. Ora portava una specie di golf leggero, a collo alto, che gli dava un'aria da scrittore, o meglio da écrivain, soprattutto per come teneva ficcata la mano nella tasca dei pantaloni e per come discuteva con Fil (cioè Felicia, con cui ho da qualche parte, in un cassetto, una foto un po' sdolcinata) naturalmente di Schopenhauer, dicendole come suona in tedesco Il mondo come volontà e rappresentazione. E Fil, un volto alla Mireille Mathieu, sembrava quasi capirci qualcosa.
Mircea Cărtărescu
Travesti
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